Collaborare nel Disturbo Specifico dell’Apprendimento
Giusto per un’informazione veloce riporto una breve definizione:
La DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) comprende varie difficoltà: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA E DISCALCULIA. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali. La dislessia viene definita in medicina come un disturbo neurologico caratterizzato dalla difficoltà più o meno grave di decifrare un testo scritto, che arriva fino all’incapacità di leggere e comprendere un intero scritto, pur comprendendo ogni singola parola. La sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente, e spesso anche ad elaborare e comprendere quello che leggono, soprattutto nella prestazione di lettura ad alta voce.
La BCS si inserisce in questo quadro di collaborazione apportando le sue specifiche qualità di sostegno alla Salute, sia integrando attraverso il corpo gli stimoli che vengono dati con le altre discipline, sia aiutando la persona a tornare in contatto con le forze della Salute e con quei ritmi naturali che guidano l’innata capacità di riorganizzazione globale. Nello specifico, nel lavorare con i bambini (e le loro famiglie) che mi venivano inviati da Roberta Piccoli, referente della Casa Di Lettura Per Ragazzi, mi sono accorta che alla base c’erano dei traumi non risolti, di varia natura, avvenuti alla nascita. Le cause possono essere molteplici: da travagli molto veloci o eccessivamente lunghi, a cesarei, fino a complicazioni che hanno portato alla necessità di ricovero in unità di terapia intensiva neonatale. Su questi si sono successivamente aggiunti traumi a livello emotivo dal momento dell’ingresso a scuola. Momento in cui si sono evidenziate le difficoltà. Parlo di trauma emotivo perché tutt’ora passa un notevole lasso di tempo dal mostrarsi delle difficoltà, al realizzare di che tipo di difficoltà si tratta e all’arrivare ad avere l’aiuto corretto. Tempo in cui il bambino si sente inadeguato, stupido, sbagliato, e chi più ne ha più ne metta. Aggiungendo la variabile delle difficoltà dei genitori quando si rendono conto delle difficoltà del figlio.
Ho incontrato un solo bambino la cui sfera emotiva non era compromessa, perché era figlio di genitori dislessici, che erano stati seguiti in questi centri a loro volta, e che quindi conoscevano il tema e l’hanno sostenuto senza che identificasse la dislessia come una carenza di valore di sé.Con questi bambini e ragazzi mi è stata particolarmente utile la formazione che ho fatto in Spagna, con Bhadrena Tschumi e Kavi Gemin, di Biodinamica Craniosacrale Pediatrica che mi ha dato un background tale da aiutarmi ad orientarmi. I principi fondamentali appresi in questo percorso, come il rispetto dei tempi del bambino, il rallentare, la fiducia nella Marea, mi hanno aiutata ad essere di sostegno per il percorso di queste famiglie.
E’ una sinergia ottima, la BCS e il lavoro specifico dei centri DSA, perché si interviene sia a livello corporeo che emotivo. I bambini e i ragazzi seguiti in entrambe le dimensioni si vedono letteralmente rifiorire, illuminarsi e riaprirsi al mondo con un sorriso.
E poi c’è la magia del contatto di questa nostra meravigliosa disciplina: per queste persone ricevere un contatto amorevole, gentile, non giudicante, spazioso, quieto… è come ricevere un balsamo per le ferite dell’anima.
Mi sono anche resa conto di una cosa, che ignoravo completamente… quando c’è una difficoltà nell’attività del corpo calloso, correlata a tensioni craniche, per cui la persona usa sì entrambi gli emisferi, ma non contemporaneamente (cosa che serve per leggere e per la comprensione della lettura), la normalizzazione del sistema CS non basta.
Servono poi esercizi specifici per far creare nuove connessioni neurali. E’ come stendere per bene l’impianto elettrico, i cavi, ma poi serve farci passare la corrente. Altrimenti non c’è beneficio.
Mentre, dal punto di vista del centro DSA, questo “passaggio” è facilitato, perché è molto più semplice e veloce lavorare con un bambino i cui emisferi hanno la possibilità fisica di collaborare in modo naturale. Le tecniche e gli esercizi che fanno svolgere, compreso il Brain Gym, sono più efficaci e vengono integrati in modo più agevole.
Secondo me, alle persone che presentano degli sbilanciamenti nelle dinamiche del cranio, anche se non hanno altre problematiche, una volta terminato il bilanciamento delle strutture craniche è una buona pratica dare degli esercizi di Brain Gym.
Il “Brain Gym” è il metodo creato dal Dr. Paul Dennison, psicopedagogista e kinesiologo americano, e dalla moglie Gail Dennison. Si tratta di una serie di 26 esercizi o attività (in parte movimenti, in parte posizioni statiche e in parte pressioni su alcuni punti del corpo) che stimolano il funzionamento di specifiche aree e funzioni cerebrali.
Per me è stata e continua ad essere una gioia lavorare in questo ambito. Mi sento onorata di poter unire le competenze della BCS alle competenze di professionisti della DSA (ho incontrato persone molto preparate e competenti, con un cuore d’oro) e veder fiorire questi ragazzi.
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